Un nuovo modo di fare platform

Provata l'esclusiva PS3 di Sony Japan Studio destinata a rivoluzionare il genere.

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    FOOLY COOLY

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    L'idea di Puppeteer arriva da lontano. Forse da più lontano di quanto si creda. Il suo direttore artistico nonché ideatore, Gavin Moore, vanta con fierezza di aver tratto ispirazione da nomi del calibro di Tim Burton, Terry Gilliam e Monty Python. Ma chi ha ispirato la base del titolo, quelle forti fondamenta su cui poi il team giapponese di Japan Studio ha montato una splendida architettura, sono suo figlio e il celebre teatro giapponese delle marionette.

    Notando che suo figlio continuava a stancarsi dei videogiochi, preferendo piuttosto andare a giocare all'aria aperta, Gavin ha iniziato a riflettere e rimuginare finché non si è imbattuto con degli amici in un teatro delle marionette in Giappone (Moore è uno dei pochi sviluppatori occidentali di Sony Japan Studio, ndr): il designer è rimasto stregato dal fondale in continua evoluzione ed è stato facile ricollegare l'idea al motivo della noia di suo figlio. Il risultato è un teatro dello strano e del fantastico in versione videoludica in cui gli scenari e le situazioni cambiano e si evolvono ogni 5-10 minuti, in modi che il giocatore non può nemmeno immaginare.

    Dark Power

    L’insolita struttura di Puppeteer è un mix di visioni ed elementi che arrivano direttamente dal cuore di Gavin Moore: oltre ai già citati Burton, Gilliam e Monty Python, infatti, c’è una carica di humour britannico, indelebile quanto i tratti “dark” che ha cercato di inculcare nel titolo. Un dark di cui lui va fiero: "Molte persone giudicano il gioco oscuro, dicono che non è un gioco per bambini, ma non è vero. La cosa fondamentale è che l'insieme della scenografia si muove attorno al personaggio e non viceversa". Moore è fiero dell’oscurità del suo titolo, fermamente convinto che i ragazzi amino il dark. Ma la parola chiave è innovazione, a partire dai personaggi che il team di sviluppo chiama attori: "Hanno una personalità propria, cosi forte che a volte esce dalla storia", dice Moore. Ed effettivamente, abbiamo potuto notare che gli stessi protagonisti a volte si mettono addirittura a litigare con il narratore, sotto l’impietoso giudizio dell’audience. Sì, perché non manca il pubblico in "sala" e riveste un ruolo molto importante: gli spettatori giudicano con le loro reazioni la bravura del giocatore, accompagnano il gioco dall'inizio alla fine; urleranno di gioia, dunque, per un passaggio ben riuscito e fischieranno delusi per una serie di morti sciocche di Kutaro.

    A proposito di vita, in Puppeteer è bene non perdere la testa. Sì, perché la testa è, di fatto, la vita del giocatore. Ce ne sono tantissime, ma potremo sceglierne solo alcune di volta in volta in base alle quali acquisiremo poteri particolari (la testa di diavolo, ad esempio, garantisce una buona dose di fulmini e saette). È possibile cambiare dinamicamente la testa, proprio come fosse un vestito, in maniera da poter sfruttare i poteri per progredire nei vari stage (cosa che assume un ruolo sempre più fondamentale). Uno degli aspetti dark di cui parla Moore, peraltro, riguarda proprio la testa: può essere tagliata, staccata (sia dai nemici che dagli amici, come vedremo) ma anche recuperata, basta che non si impieghino più di tre secondi, o sarà persa per sempre e con essa una vita.

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    Si apre il sipario

    Durante la sessione di prova abbiamo potuto ammirare tre livelli completi: un livello tutorial "Dark Audition", un livello sottomarino chiamato "Into the Depths", che si conclude con un boss molto speciale (un polipone cuoco professionista del sushi) e infine un livello di chiara ispirazione "montypythoniana" ambientato in un cimitero, chiamato "At deaths door". Quello che colpisce innanzitutto è il dettaglio e la luce dei disegni, un’esemplificazione della bravura giapponese: tutti i disegni sono stati realizzati a mano, ma ciò che più stupisce è che Gavin Moore ha costretto il team di Japan Studio a introdurre oggetti unici; tutto quello che si vede sullo schermo, tutti gli oggetti con cui Kutaro entra a contatto, sono utilizzabili una sola volta e non torneranno più negli altri stage.

    Già dalle prime battute ci rendiamo conto di come la "regola dei 5-10 minuti" a cui si ispira Moore è ben realizzata: gli stage, organizzati come vere e proprie scenografie teatrali, variano davanti ai nostri occhi, catapultando ogni volta il protagonista in avventure sempre nuove. Di sicuro non ci si annoia: nel livello sottomarino siamo passati da cavalcare degli strani razzi tra pericolosissimi ricci di mare a lottare con enormi tocchi di pericolosissimo sushi velenoso, scagliati dal boss-polipone. Le scene sono circondate da un sipario aperto e un narratore accompagna tutto il gioco, rendendolo una vera e propria pieces teatrale con tanto di musical finale. Lo stage nel cimitero ha tratti molto più cupi, ma allo stesso tempo divertenti: la forbice trova nuove applicazioni, arrivando a "cavalcare" (dal momento che tagliando ci si muove) persino ragnatele custodite da temibili ragni. Molto importante è anche la dimensione puzzle, con enigmi di volta in volta sempre più complessi e boss per superare i quali è necessario applicare le giuste dinamiche.

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    Un’altra particolarità di Puppeteer consiste nella possibilità di giocare anche in due o più persone, cosa che renderà il gioco via via più semplice. Gavin Moore spiega questa scelta parlando ancora una volta del figlio: i ragazzi si annoiano con giochi complessi e frustranti, così se non riescono a superare un punto particolarmente complesso, forse riusciranno a farlo con l’aiuto di qualcuno che passa nel salotto e prende al volo un pad. Il secondo giocatore vestirà i panni di una fatina molto speciale (qualcuno ha detto fata turchina?) che segue e interagisce non solo con il mondo, ma anche con Kutaro. La fatina può aiutare il giocatore spostando ed eliminando ostacoli, ma può anche staccargli la testa se non fa attenzione! Se qualcuno prende il pad o PS Move come giocatore secondario, infatti, deve agire, o Kutaro morirà molto più facilmente. "Non c’è spazio per chi fa finta di giocare e aspetta che sia l’altro a fare tutto", ha dichiarato Moore.

    Puppeteer arriverà il prossimo 11 settembre in Italia, in esclusiva su PlayStation 3; localizzato in 22 lingue, il platform di Gavin Moore promette oltre 12 ore di gioco, tutte realizzate con disegni fatti a mano e scenografie che sembrano uscite dalla mente visionaria di uno scenografo d’altri tempi.

    Fonte:VideoGame.it
     
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