[TOPIC UFFICIALE] Il ritorno di Ghat

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    FOOLY COOLY

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    Il primo Zeno Clash ha segnato la comparsa del Cile – patria di provenienza dell'ACE Team – sulla mappa del videogioco, ma soprattutto ha certificato l'esistenza di possibilità di innovazione anche all'interno di un genere in cui le solite quattro idee in croce stra-abusate si ripetono a ogni tornata. Gli sviluppatori di ACE Team, responsabili della produzione, hanno preso il First Person Shoter e ha eliminato lo shooter, erigendo il combattimento corpo a corpo ad attacco primario del gioco, immergendo il giocatore in un universo surreale curatissimo esteticamente, tirando fuori dal cilindro un'esperienza strana e allucinata che ha rubato il cuore di recensori e giocatori. In genere per titoli così particolari è raro che il sogno di un sequel possa concretizzarsi, ma nel caso di Zeno Clash il piccolo miracolo si è verificato, anche se non tutto è andato secondo copione.

    UNA STRANA STORIA
    Mentre il sorriso per il ritorno sul mondo alieno di Zenozoik si allarga in viso, le sopracciglia iniziano subito a inarcarsi mentre la trama di fondo si dispiega di cinematica in cinematica. Il PadreMadre, enigmatico personaggio che incarnava l'ultima sfida per il protagonista Ghat nel precedente capitolo si è ora trasformato senza spiegazione alcuna in un alleato da salvare dalle grinfie del Golem, potente avversario giunto a civilizzare attraverso la violenza la selvaggia popolazione del pianeta. Dopo questa premessa incomprensibile di per sé e almeno parzialmente incongruente con quanto narrato nel primo capitolo, il racconto deraglia più volte dai binari della logica sconfinando ripetutamente nel grottesco fino a immergersi senza ritegno nel trash. A quel punto abbiamo deciso di non cercare più di ricavare un senso dalla vicenda e di gustarci i pretesti forniti per dispensare cazzotti senza porci troppe domande.

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    PUGNI SUI DENTI
    I cazzotti dunque sono ancora fulcro indiscusso del gioco. Il breve ma esaustivo tutorial che funge anche da riassunto delle vicende illustra tutta la varietà di colpi fisici che è possibile mettere a segno, dai semplici diretti che si sganciano con la pressione dei grilletti, a ganci e uppercut che necessitano di un caricamento più lungo, per arrivare alle combinazioni più complesse che mettono in scena addirittura piledriver e calcioni di suola. Padroneggiare i diversi colpi non è eccessivamente complicato, ben più complesso invece è trovare il modo di eseguirli.

    Sganciandosi dall'impostazione a livelli del suo predecessore, Zeno Clash II imbocca la strada dell'open-world, perdendo però lungo il percorso la formula del divertimento. A cosa serve un'area esplorabile liberamente se sembra di passeggiare in un villaggio western abbandonate, tale è l'assenza di personaggi di passaggio, e soprattutto se il mondo aperto serve unicamente a collegare zone limitate in cui è previsto che la storia prosegua?

    La nota più negativa purtroppo riguarda l'influenza che l'aumento degli spazi ha avuto sul combattimento, concedendo troppo di frequente ai nemici la possibilità di assalirci alle spalle. Spesso in fatti ci è capitato finire in difficoltà e dover ripetere diverse volte una stessa sezione non per la particolare abilità dei nemici di reagire ai nostri colpi – anche se nella fase finale del gioco ciò accede di frequente – quanto per la superiorità numerica che consentiva loro di circondarci. A questo punto l'unica soluzione era fuggire attirando a se un singolo elemento, affondare un paio di colpi e riprendere la corsa, il che capirete non è esattamente il modo migliore per divertirsi durante uno scontro a mani nude, a cui bisogna purtroppo aggiungere anche una precisione non certo millimetrica dei controlli.

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    PANORAMI ALIENI
    Per fortuna, se Zeno Clash II non riesce a replicare alla perfezione il meccanismo che aveva reso il primo capitolo incredibilmente divertente da giocare, centra invece perfettamente il colpo sul frangente della direzione artistica. Zenozoik offre ancora paesaggi mozzafiato, lontani dallo stile stereotipato a cui siamo ormai tristemente assuefatti. Al di là delle innumerevoli ispirazioni che si possono rinvenire, spaziando da Star Wars a Metal Hurlant passando per il Guillermo del Toro più horror, è la sensazione di continuo disturbo che trasmette ogni singola ambientazione a stupire in positivo.

    Muoversi tra le geometrie assurde della natura e le creature che la popolano è un'esperienza straniante, che trasmette sulla pelle la sensazione di sporcizia del mondo che si sta calpestando, portandoci a provare pietà per gli esseri stupidi e perversi che ostinano ad attaccarci per finire a mugugnare pietosi rotolandosi a terra. È sicuramente questo l'aspetto che ci ha convinto a proseguire nell'avventura anche quando l'assurdità dell'intreccio e la ripetitività degli scontri ci avrebbero spinto a posare il pad prima del previsto.

    CITAZIONE
    Come spesso accade nei sequel, Zeno Cash II fallisce nel tentativo di replicare e migliorare la carica di freschezza del primo capito, e se la deriva del lato narrativo può passare in secondo piano il drastico calo nel tasso di divertimento dei combattimenti è da tenere sicuramente in considerazione. A salvarlo dallo scivolone inerviene però una direzione artistica ispirata e visionaria che dà vita a un mondo il cui fascino contorto e alieno riesce a compensare qualche magagna e a tenere il giocatore incollato al pad.

    Fonte:Videogame.It
     
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